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Cds,Napoli-Gattuso fino al 2025

NAPOLI – Ora che il campo è diventato (quasi) una pista dal ballo, val la pena lanciarsi in un valzer che duri il più a lungo possibile: quattro anni, ma sì, perché qui il calcio è una cosa seria, che non lascia da parte (mai) il concetto d’identità. E c’è bisogno del tempo per aprire un ciclo, per consentire di volteggiare, ancora e possibilmente sempre, tra le stelle. Aurelio De Laurentiis e Rino Gattuso si sono conosciuti poco meno di un anno fa, era una piovosa domenica di dicembre, l’8, chiacchierarono amabilmente di quella stagione disgraziata, resa viscida da un ammutinamento, ed ebbero modo – entrambi – di affrontare dolorosamente l’argomento Ancelotti. Non è mai piaciuto ad Adl dover esonerare un allenatore, e quella volta la ferita ha cominciato a «sanguinare» prim’ancora di avventurarsi, ufficialmente, in una decisione sofferta; e Gattuso, che di Ancelotti è un fi glio adottivo, avvertiva l’imbarazzo di dover succedere al «padre putativo». Sono volati via undici mesi, da quell’appuntamento riservato, avvolto nelle tenebre di Roma, e non è mutato solo il calcio ma la vita intera: però adesso che si sono conosciuti bene e reciprocamente si sono ritrovati aggrappati ad una sola filosofia, val la pena di progettare sempre assieme, loro e Giuntoli.

2025

A De Laurentiis piace un sacco appoggiarsi, come riferimento ideologico, al calcio inglese: «Vorrei che fosse il nostro Alex Ferguson». L’ha detto di Reja, poi di Benitez e Sarri e, ovviamente, di Ancelotti: in Italia non si può, ma al Napoli non hanno mai mangiato gli allenatori, anche se a volte si sono chiuse le epoche, alcune anche prematuramente, e comunque sono esistiti i cicli, brevi o lunghi che fossero. Gattuso ha conquistato De Laurentiis, c’è riuscito soprattutto nelle settimane insostenibili del lockdown, il resto ha lasciato che lo dicesse il campo. […]

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