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«Il veleno non si compra al mercato con 10 euro». Sono le parole di Gattuso dopo la sconfitta di Verona. Il veleno ce l’hai dentro, è una miscela di orgoglio, amor proprio, dignità e rabbia. Il veleno non può essere trattenuto, non a lungo: il veleno ti consuma. «Io prendo schiaffi a destra e a manca, vengo massacrato tutti i giorni. Sembra che siamo ultimi in classifica» si è sfogato ieri Rino. «Se il presidente ha fatto bene a confermarmi? Ora mi tocco sotto, ma se perdo le prossime due partite sono di nuovo in discussione, così non si lavora bene».
Quando lo prese due anni fa, Rino non poteva non sapere che questo Napoli è una one man band: è Aurelio De Laurentiis, uno che sa dare e togliere tantissimo, generoso ma anche avaro di sé, cuore e fegato, un giorno affettuosissimo e l’altro scontrosissimo, visionario e razionale. Indecifrabile. «Con il presidente, che rispetto, è più grande di me, c’è sempre stato un buon rapporto» e poi la sottolineatura amara «ma sono deluso da quello che è successo negli ultimi 15-20 giorni».
Cosa è successo? È successo che il Napoli ha perso 6 delle prime 19 partite di campionato, ha lasciato la supercoppa alla Juve e alcune voci critiche napoletane tra le più ascoltate si sono alzate e hanno agitato la tifoseria e Castel Volturno. Ma è anche successo che il Napoli è ancora in corsa in Euroleague, semifinalista in coppa Italia e – con una partita in meno – a 9 punti dal Milan, comunque in zona Champions. E poi è successo che DeLa ha fatto il solito giro di telefonate ad alcuni allenatori.
Uno in particolare, Benitez, ha lasciato aperta la porta della disponibilità. Rino non può certo stupirsi delle abitudini e delle debolezze del presidente, proprio perché nell’autunno 2019 lo fece cercare per dirgli di tenersi pronto a sostituire Ancelotti, l’amato maestro. Rino aveva altre offerte anche allora (la Fiorentina) ma decise di aspettare il Napoli: Ancelotti lesse spesso il suo nome sui giornali e non fece una piega fino alla cena dell’esonero.
Il silenzio dell’amico non gli fece piacere, ma capì la situazione: Rino non avrebbe potuto che comportarsi così. Ora Gattuso è Ancelotti e Benitez Gattuso. Il più classico dei giochi di ruolo. «Anche a me sono arrivate offerte» ha concluso Gattuso «ma sono stato corretto e non mi sono nemmeno seduto al tavolino». Rino sa che l’avventura napoletana sta per concludersi, ha chiarito che non si dimetterà (e fa benissimo): di fronte a sé ha un produttore di fantasie, retromarce e sorprese, uno che non ama passare per lo Sconfitto. Per il bene che voglio a Gattuso, che non ha mai potuto allenare in serenità (Palermo, Creta, Pisa, dove tirò fuori mezzo milione per aiutare la squadra, Milan e adesso Napoli) mi auguro che riesca a tenere a bada gli umori di DeLa e di chi gli sta vicino con la sola cosa che conta nel calcio: vincere le partite.