Si ferma, forse definitivamente, la Lazio e decolla il Napoli con i quattro gol di La Spezia che possono lasciare una traccia decisiva nella corsa alla Champions. Seconda per una notte, la squadra azzurra ha trasformato Juve-Milan in un vero e proprio spareggio, senza più lo spazio per un eventuale recupero. Pirlo e Pioli hanno in mano il futuro di due club che avevano partecipato alla fondazione della Superleganel tentativo di aumentare gli introiti e salvare bilanci in rosso: fallito quel progetto, si trovano l’uno contro l’altro con il peso doppio del risultato sportivo ed economico. Chi denigrava la Champions, pronto ad abbandonarla, ora si aggrappa anche al minimo dettaglio per riconquistarla e salvare almeno la faccia.
Sarà una sfida drammatica, Ronaldo contro Ibra, e non è escluso che uno di loro resti fuori, soprattutto se il Napoli continuerà a viaggiare sui ritmi di ieri. Se non avesse preso il gol del Cagliari al San Paolo, a tempo scaduto, Gattuso avrebbe già un piede e mezzo dall’altra parte, nonostante tutto: appena ha ritrovato i suoi attaccanti, il tecnico ha rimesso in piedi la squadra e l’ha rilanciata proprio dove avrebbe meritato di stare da tempo. Prima il rientro di Mertens, poi il ciclone Osimhen, decisivo e devastante a La Spezia e ancora nelle partite precedenti: senza punte è difficile giocare, ad un certo punto il Napoli aveva smarrito la strada del successo perché non trovava più sbocchi. A fine stagione è previsto il divorzio dal club, a cui Gattuso vorrebbe lasciare in dote proprio un posto in Champions e la forza economica per risistemare la gestione e fare mercato. Una bella soddisfazione, se conquistasse l’obiettivo.
La Lazio, invece, è caduta sul più bello, in una corsa che non prevedeva soste: alla prima caduta, si sarebbe ritrovata fuori dalla corsa, e così è successo a Firenze. Da settimane viaggiava a una media da scudetto, contro la Viola si è smarrita dopo il primo gol di Vlahovic, 21 gol con la doppietta di ieri, un gigante su cui Commisso dovrebbe impegnarsi a ricostruire la squadra. La Fiorentina ha fatto la gara perfetta, in tutte le zone del campo: dopo aver sofferto l’avvio della Lazio, colpevole di aver sbagliato con Correa e Immobile gol anche abbastanza semplici per attaccanti come loro, la squadra di Iachini ha preso in mano la partita e in certi momenti l’ha gestita anche con saggezza, furbizia e, aggiungiamo, anche con tanta malizia. Armi lecite, con cui ha conquistato la salvezza dopo mesi di paura.
Rispetto alle sue concorrenti, la Lazio ha una partita in più da giocare: 12 punti a disposizione, difficile che siano sufficienti per sognare l’aggancio Champions. Ne sarebbero serviti 15 su 15 o, ancora meglio, sarebbe servito un girone di andata diverso. La rincorsa è partita troppo tardi.