Notizie

CdS-Napoli bunker d’Europa: Ospina è il re di una difesa super

Soltanto il Manchester City di Guardiola ha subito meno gol della squadra di Spalletti. Undici dei tredici clean sheet azzurri con David: “Il contratto? Ora penso a vincere con questo club”

di Antonio Giordano

NAPOLI – Resterà un interrogativo nel tempo: ma vince chi segna di più o chi subisce di meno? E per uscire dagli equivoci, e da quella nube tossica che dal 22 maggio scorso s’era impadronito di Napoli, Luciano Spalletti ha rotto gli indugi, si è lasciato alle spalle i guai vissuti – il Covid, gli infortuni e pure la Coppa d’Africa – e per (ri)cominciare s’è sistemato in una posizione privilegiata, che gli consente di osservare il proprio Mondo in ampiezza: secondo in classifica, ad un punto dall’Inter, sistemando i conti della difesa e pure quelli dell’attacco. C’è voluto un po’ il tempo necessario per guardarsi dentro e confermare le sensazioni afferrate dal proprio oblò di Certaldo, dove si mise a studiare il Napoli quando capì, gennaio 2021, che probabilmente sarebbe toccato a lui: «Questa squadra mi piace e mi somiglia». Se l’è plasmata a propria immagine, le ha dato un’anima (persino ribelle) e l’ha arricchita di contenuti, non di insana retorica: sedici reti prese, appena due in più del Manchester City di Guardiola, però anche due in meno del Chelsea, tre del Liverpool e del Psg, quattro del Real Madrid, cinque del Bayern Monaco. Nell’Europa che conta, il Napoli occupa un ruolo d’assoluto rispetto, fa tendenza e spettacolo contemporaneamente, e sabato, quando si presenterà all’Inter, ripartirà da se stesso, dalla capacità di fondere le sue due fasi, da confondere con le lune.

In porta

E sì, poi c’è il dubbio dell’ultimo quadriennio, quello cominciato nell’estate del 2018, nel momento in cui Meret, un Oscar alla sfortuna, dovette annusare come pericolo nel momento in cui, per aspettarlo, arrivò Ospina. Spalletti ha cominciato con l’enfant prodige, due partite e sei punti, poi a Marassi, contro il Genoa, Meret s’è arreso al destino – frattura dell’apofisi traversa di sinistra della terza e quarta vertebra lombare – e Ospina educatamente si è preso le chiavi di casa del Napoli: quelli che in Inghilterra, e ormai non solo lì, chiamano clean sheet sono in realtà fogli bianchi che il colombiano può sventolare con orgoglio, gliene appartengono undici su tredici, e rientrano in un’organizzazione ch’è stata capace di sopportare anche le assenze di Koulibaly, la fuga di Manolas, la necessità di rivoluzionare le indicazioni iniziali, ritrovandosi con Rrahmani e con Juan Jesus, in realtà il terzo e il quarto delle gerarchie, come titolari (…)

Condividi