Niente più ritiro permanente ma solo cene di gruppo: la decisione adottata dopo la sconfitta-shock di Empoli è stata modificata grazie anche alla mediazione del tecnico con il presidente
La uno, la due o la tre? Come se fosse dentro a una gigantesca sit-com, il Napoli ha impiegato appena diciassette ore per mettersi d’accordo con se stesso e alla fine della rumba (?), o di un modernismo che si chiama tweet, cinguettando al vento ha finito per perdersi, smarrendosi nel labirinto dei propri pensieri. Alle 17.44 di domenica sera, mentre ancora la ferita per la sconfitta di Empoli stava sanguinando, annuncio alla popolazione: «La società ha deciso che da martedì, alla ripresa degli allenamenti, la squadra andrà in ritiro permanente». Ma appena settantasette minuti dopo, alle 19.01, quando i calciatori – tranneInsigne e Meret, in permesso precedentemente accordato – sono sul Frecciarossa, e Spalletti sta parlando con una delegazione, sui social c’è un aggiornamento che finisce per modificare lo scenario tratteggiato direttamente dai vertici del club, De Laurentiis senior e De Laurentiis junior, e inaspettatamente poi rimodellato «politicamente» con una integrazione che evidentemente squarcia un solco o invita ad un confronto: «La Società sportiva calcio Napoli precisa che la decisione del ritiro è stata presa dall’allenatore Spalletti e condivisa dalla società». Ma in questo Truman-show, qualcosa che spinge persino ai confini della realtà, c’è sempre un colpo di scena, dev’essere figlio di un lunga notte che porta consiglio, ed alle 10.11 del lunedì, al termine di una chiacchierata utile per capirsi, Adl sceglie il profilo basso, accoglie l’istanza di Spalletti, che nel ritiro non crede, e diffonde un comunicato che rispecchia fedelmente le situazioni caotica di un passato che improvvisamente ricompare minaccioso. «La società, la direzione sportiva, l’allenatore e lo staff hanno deciso che la cosa più importante da fare in questo momento sia quella di integrare l’abituale scheda quotidiana di allenamento. I turni di lavoro resteranno gli stessi con una grande attenzione per le singole componenti individuali e per il gruppo. Riunioni di teoria e valutazioni delle prossime partite, come sempre fatto. Il tutto integrato, e questa è la novità, da incontri serali a cena per aprirsi maggiormente su eventuali criticità, problematiche, incomprensioni, qualità di gioco, tutto per massimizzare l’eccellente qualità dei nostri calciatori dimostrata nella prima parte della stagione».
Napoli, la lunga telefonata tra De Laurentiis e Spalletti
In due giorni di contorsioni tecniche e verbali (e anche verbose), girellando alla ricerca di un albergo che consentisse di starsene in ritiro (permanente, eh), il Napoli ha riscoperto il senso acuto del disagio e anche quello della paura, ha temuto di poter (dover?) fronteggiare il pericolo di un ennesimo ammutinamento ed ha sposato la linea-Spalletti, che Adl ha condiviso nel corso di una lunga telefonata, servita per confrontarsi e per rimuovere quell’aut aut divenuto il terreno di uno scontro senza un domani. Ma il Napoli ha ancora la qualificazione in Champions League da conquistare e quei cinquanta milioni di euro, una sorta di minimo garantito, rappresentano ossigeno per una società che deve autofinanziarsi e può farlo attraverso il mercato che verrà e con i contributi a pioggia che arrivano dal palcoscenico più luccicante, dal quale è stato ricacciato fuori dagli errori complessivi dell’ultimo biennio.