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CdS-Il futuro di Insigne, a tre presenze dalle 400 con il Napoli

Il capitano ha trecentonovantasette gare all’attivo ma il suo destino sembra ancora incerto tra la corte dell’Inter e le sirene estere

di Antonio Giordano

Per scrivere la Storia, manca ancora un po’ e nessuno può dire precisamente quanto: forse dieci mesi appena, 314 giorni per la precisione, o semmai un tempo incalcolabile che verrebbe deciso su un contratto che scadrà il 30 giugno. Per riempire un’epoca, potrebbe bastare un capolavoro, uno di quei centonove sin qui realizzati e semmai replicabile – una veronica, una diavoleria, un graffio dentro uno stadio che ora sa di leggenda – e che incida nel marmo la data d’una conquista: mentre intorno c’è quel retrogusto amaro dell’incertezza, nel proprio labirinto, laddove è rimasto confinato,Lorenzo Insigne ha ben chiaro cosa vorrebbe fare e persino come gli piacerebbe disegnare quest’anno impuro, pieno di nuvoloni da sbattere via con il perfido effetto che trasforma una punizione in arte. Si ricomincia, si parte da 397 presenze, il podio è distante assai, servirebbe prolungare: ma questo non è ancora il momento di perdersi dentro un braccio di ferro, semmai è l’ora delle promesse a se stesso, dei desideri più arditi, dei sogni più inconfessabili e però realizzabili (…)

Lorenzo per sempre?

(…) Lorenzo Insigne ha costruito la propria favola in questi dieci anni per potersela un po’ raccontare: vorrebbe restare – e fino all’ultimo dei suoi palleggi – ma sa che adesso è una possibilità meno concreta, non irrealizzabile ma complicata. Ha l’Inter che lo osserva da lontano, con la mascherina di un’offerta che non ha fatto presa, una manciata di milioni a cui è stato aggiunto Sanchez con il suo ingaggio milionario; e poi ha l’Atletico Madrid, il Tottenham, che a gennaio, come Marotta, potrebbero eventualmente presentarsi – che dici, Lorenzo, firmiamo? – e ricoprirlo d’oro. Ma non è la ricchezza la sua parabola perfetta: per essere in pace con se stesso, resti o vada via, vorrà vincere.

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